Stadio di San Pietroburgo: quale scenario migliore per la sfida decisiva del gruppo D, tra Argentina e Nigeria. Dopo le aspre polemiche per l’indegna prestazione contro la Croazia ed il commissariamento, di fatto, di Sampaoli da parte degli jefes dello spogliatoio, la squadra sudamericana affronta le Super Aquile Verdi, nello stadio in cui da quest’anno giocano ben 5 argentini, uno dei quali, Leandro Paredes, avrebbe fatto davvero un gran comodo, a nostro modesto avviso. Per l’occasione Sampaoli, o chi per esso secondo i media argentina, propone finalmente tra i pali Franco Armani, dopo le allucinanti performances di Caballero, ritorno alla difesa a 4 con, da destra Mercado, Otamendi, Rojo e Tagliafico, a centrocampo sempre da destra Enzo Perez, Mascherano ed i redivivi Banega e Di Maria, davanti Messi a supporto dell’altro grande innesto, il Pipita Higuain, per un più congeniale 4-4-2, mentre gli africani, allenati dal tedesco Rohr, si schierano con il consueto 3-5-2, in cui in mediana troviamo il laterale del Chelsea Moses e l’ex Blues Obi Michel, mentre va in panchina l’ex Udinese Ighalo. Prima del match, la classifica vede Croazia a 6 punti, Nigeria a 3, Islanda ed Argentina ad 1, per cui per qualificarsi, potrebbe persino non essere sufficiente la vittoria all’Albiceleste.
L’arbitro, il turco Cakir, fischietto di primissimo livello, dà il via alla partita, che vive una primissima fase di studio in mediana tra le 2 squadre, dove l’uomo più atteso, Leo Messi, viene sempre triplicato nella marcatura, al 7° gran filtrante di Banega che, sulla sinistra, serve Tagliafico, tiro dell’ex Independiente con palla al lato, all’8° ci prova per la Nigeria Musa con palla alta; sul campo gli uomini di Sampaoli (o di Mascherano, dipende chi si considera come vero allenatore) sembrano molto concentrati, tutt’altro rispetto alle facce perse della sfida con la Croazia ed al 14°, al suo primo lampo, definizione fenomenale della Pulga di Rosario che trafigge il portiere nigeriano Uzoho, con un destro sul secondo palo, dopo una sciabolata morbida del Tanguito Banega, controllata con la coscia sinistra dal fenomeno del Barcellona e portata avanti da un tocco vellutato sempre col piede mancino, per il gol numero 65 con la camiseta albiceleste. Hinchas argentini in delirio per la perla del loro uomo più talentuoso ed Argentina in vantaggio e al momento qualificata: adesso la squadra sudamericana sta occupando tutti gli spazi in maniera perfetta, finalmente con gli uomini giusti ed il modulo a loro più congeniale, nel quale si staglia come direttore d’orchestra l’ex Boca e Inter Ever Banega, anche se sottolineiamo la prestazione oscura, ma molto solida sulla destra, di Enzo Perez, sempre pronto a creare superiorità numerica per la partenza dell’azione di Messi, liberandolo da una o più marcature. Questo imponente fraseggio anestetizza ogni possibile iniziativa nigeriana ed al 27° delizioso assist in profondità di Messi per Higuain che, con uno scavetto, prova il raddoppio, ma viene fermato in uscita dal classe 98 Uzoho. Al 33° Messi di nuovo pericoloso, stavolta su punizione, conquistata dal Fideo Angel Di Maria, altro protagonista di questa parte di match, fermato al limite dell’area,dopo un lancio millimetrico del solito Banega, ma Uzoho si allunga sul sinistro del numero 10 e devìa, quanto basta, con la punta della dita, la sfera sul palo, evitando così il raddoppio, ma la formazione dell’Hombrecito Sampaoli mantiene il predominio del campo, con grande disciplina tattica e, dopo 2 minuti di recupero, si reca negli spogliatoi, per la fine del primo tempo, in vantaggio per 1 a 0, mentre nell’altro match Croazia e Islanda pareggiano per 0 a 0, lasciando così Messi e compagni qualificati come secondi.
La ripresa si apre con un cambio tra i nigeriani, con l’ingresso del grande escluso iniziale Ighalo, al posto di Iheanacho, ma ciò che colpisce è un’immagine emblematica: poco prima di rientrare sul terreno di gioco, huddle dei giocatori argentini che ascoltano le indicazioni di capitan Messi, ma il grande assente è l’allenatore, già sul terreno di gioco, a certificarne la nuova subalternità nella gestione tecnica del gruppo. Dopo soli 3 minuti, su azione di corner, cambia drasticamente l’andamento del match, con Cakir che assegna un rigore per una trattenuta di Mascherano, ammonito nella circostanza, su Balogun, anche se l’abbraccio del Jefecito non pareva così tanto irregolare, ma dopo 3 minuti Moses si presenta sul dischetto e, col destro, spiazza Armani per il momentaneo 1 a 1 nigeriano. L’Albiceleste accusa il colpo, come era prevedibile, infatti adesso con il pari sarebbero gli africani a passare il turno, mentre nell’altro match l’ex Fiorentina Badelj porta in vantaggio i croati. Il primo cambio Sampaoli lo effettua al 60°, con l’ingresso del Kichan Cristiàn Pavon per Perez e subito il talento del Boca Juniors si scatena nelle sue proverbiali accelerazioni, mettendo immediatamente in ambasce la difesa nigeriana, ma sembra quasi predicare nel deserto, con il solo Messi che prova a seguirlo, mentre Higuain e, soprattutto, Di Maria si spengono lentamente, uscendo quasi dal match, allora Sampaoli toglie El Fideo inserendo Maxi Meza, ma la musica cambia poco, anzi la Nigeria, che blocca ogni varco alle incursioni argentine, si affaccia sporadicamente in contropiede, arrivando al 75° al tiro con Ighalo con palla alta ed all’82° sempre con Ighalo, bloccato da una respinta di Armani, azioni inframezzate da un tiro in curva col sinistro del Pipita, da solo all’altezza del dischetto del rigore, su assist teso di Rojo, spostatosi sulla fascia sinistra, per l’ingresso del Kun Aguero per Tagliafico, con conseguente scalo al centro della difesa di Mascherano, quasi eroico a restare in campo, nonostante una vistosissima ferita all’arcata sopraciliare. Ormai l’Argentina deve provare il tutto per tutto, anche perchè nel frattempo ha pareggiato l’Islanda, all’84° punizione del nigeriano Etebo sull’esterno della rete, ma all’86° arriva il raddoppio argentino con l’ex Estudiantes Marcos Rojo che, di destro, dal dischetto del rigore, conclude al volo un precisissimo cross di Mercado, il quale approfitta di un meraviglioso movimento senza palla di Pavon, che gli porta via il marcatore diretto. Gioia incontenibile sugli spalti di San Pietroburgo, con un Maradona al di là di ogni limite in tribuna, che lancia diti medi verso i nigeriani, si suppone, ma anche espressioni quasi da estasi mistica, movimenti che a fine primo tempo gli avevano procurato un lieve malore. In pratica il match termina qui, nonostante i 4 minuti di recupero, che poi diventano 5, inoltre il gol di Perisic, per il 2 a 1 finale croato, allontana anche il possibile spauracchio islandese, consegnando all’Argentina, l’ottavo di finale del prossimo sabato a Kazan, contro la Francia, in un altro super duello.
Perciò, dopo averVi proposto le azioni salienti del match, Vi diamo appuntamento a Domenica, per il resoconto della sfida tra la Francia e l’Argentina.