“Ieri, 29 Settembre…” recitava l’incipit di uno degli innumerevoli capolavori firmati dal duo Mogol-Battisti, oggi, 16 Dicembre. Settantasette giorni, tanto è durato il digiuno di vittorie in Serie A della Fiorentina di Pioli. Un’eternità finalmente interrotta dalla vittoria casalinga contro l’Empoli dell’ex Giuseppe Iachini, “Beppe” per noi tifosi viola. Nel mezzo ai due messi e mezzo senza questi agognati tre punti, tanti e troppi pareggi e due sconfitte contro Lazio e Juventus. Nella vittoria per 3-1 contro gli azzurri torna a segnare l’attacco e con azioni d’attacco, la chiusura addirittura in contropiede, merce se non rarissima certamente rara da queste parti. Non che improvvisamente ogni problema che attanagliava i ragazzi in maglia viola sia di colpo sparito per una vittoria contro una squadra in lotta per la salvezza, ma la Fiorentina in questo lungo digiuno aveva mostrato limiti di gioco e sofferenze anche contro Frosinone e Bologna che hanno raccolto complessivamente tre vittorie, sommandole, e che hanno i peggior attacchi del campionato. Il paradosso di tutta questa sofferenza è che nonostante tutto la squadra di Pioli resta fortunamente molto lontano dalla zona salvezza, ma anche vicina alle squadre che lottano per un posto in Europa League. Dai due ai quattro punti di distacco sarebbero anche pochi se non venissimo appunto da un lungo “inverno” senza vittorie. Tanto per aumentare il rammarico certamente, ma anche per far capire che se chi ha allestito questa rosa avesse avuto più a cuore l’aspetto tecnico e tattico e meno quello dell’occasione ad ogni costo, oggi saremmo a parlare di tutt’altro tipo di campionato per la Fiorentina e non di una liberazione per una vittoria casalinga contro l’Empoli dopo due mesi e mezzo senza vittorie. E non chiamatelo “derby” per favore, almeno chi è tifoso viola non lo faccia e non lo scriva MAI. Noi non abbiamo un derby, non l’abbiamo mai avuto e forse non l’avremo mai perché non abbiamo mai giocato con la seconda squadra di Firenze. Il derby, non cittadino ma toscano è sempre stato solo quello contro il Pisa oggi relegato in categorie inferiori, la gara contro l’Empoli non potrà mai essere quello che non è mai stato. Detto questo la vittoria di ieri è arrivata forse nel peggior momento della stagione per Pioli e la squadra tutta, quindi nel miglior momento possibile. Nubi che si diradano un po’, attaccanti che tornano al gol, qualche idea di gioco ma ancora polemiche, purtroppo polemiche. Questa volta autogenerate da Simeone dopo il secondo gol in due partite, il quarto in 16 giornate. Numeri da far impallidire Santiago “El Tanque” Silva o Nacho Castillo, eppure il rampollo di casa Simeone ha pensato bene di rivolgersi alla curva dopo il bel gol di testa con il gesto del silenzio portandosi il dito alla bocca. Per tutta risposta, forse per l’incredulità di tanta leggerezza o forse per l’ennesima dimostrazione di maturità della tifoseria viola, solo il silenzio. C’era da prendersi solo dei sonori fischi e molte offese, che pietosamente la Fiesole ha risparmiato a questo ragazzo. Nel dopo gara il tentativo di chiedere scusa di Simeone è stato al limite del grottesco, è vero che ha chiesto scusa, ma le motivazioni sono state forse peggiori del gesto stesso. Perché non dovrebbe, ma può anche capitare di sentirsi il pubblico contro quando non lo si ha, ma quando per difficoltà proprie e di squadra ci si rivolge malamente a chi ti ha sempre sostenuto adottandoti affettuosamente, si rischia solo una frattura insanabile. Bastava forse dire “ho sbagliato, i tifosi non c’entrano niente, chiedo scusa, non succederà mai più e parlerò solo sul campo, anzi ringrazio questi magnifici ragazzi che ci seguono e ci sostengono anche se per DUE MESI E MEZZO non siamoriusciti a fare gol e vincere nemmeno contro Bologna, Frosinone o col Cagliari in casa”. Bastava questo e FORSE poteva anche finire lì, oggi non è detto che la cosa sarà dimenticata tanto facilmente dallo zoccolo duro di una tifoseria che tutto gli si può imputare, tranne di non sostenere i propri calciatori dal 1° al 95° di ogni santa partita. Non vorrei essere in lui qualora dovesse capitare di nuovo un altro periodo così lungo senza gol…

Ha vinto dunque la Fiorentina, dopo un primo tempo nel quale l’Empoli ha fatto la partita per oltre metà della prima frazione ed è anche passato meritatamente in vantaggio con l’ottimo Krunic, che forse riempie meno gli occhi e i tabellini del trequartista Zajic, ma che oggi ha in mano le chiavi e i tempi della squadra di Iachini, reduce prima di Firenze da 7 punti in tre partite. La Fiorentina era orfana di Milenkovic e Veretout, sostituiti da Ceccherini in difesa e finalmente da Norgaard in cabina di regia. Buona la prova dell’italiano in mezzo agli sguscianti attaccanti dell’Empoli, non esaltante e forse da compitino quella del quasi esordiente regista danese. Gerson sempre fra alti (pochi) e bassi (molti), Benassi l’unico a cercare di ringhiare sulle caviglie dei mediani avversari e cercare di ribaltare l’azione in avanti, lavoro duro e sporco ma che alla fine ha pagato. Finalmente fuori il fantasma Pjaca, in avanti ottima la prova di Mirallas che dopo il gol dell’insperato pareggio a Sassuolo al 96°, ha giocato sicuramente la sua migliore partita in maglia viola, realizzando un bel gol dettando il passaggio ad un improvvisato assistman come Simeone. Movimento da attaccante vero per il belga, palla sulla corsa e botta di prima verso la porta. Il calcio sarebbe ANCHE materia semplice per persone intelligenti. Bene Simeone che dall’inizio si vede nel gioco anche se senza costrutto, ma c’è l’impegno e non a vuoto questa volta, un bell’assist a Mirallas e l’incornata dell’importantissimo vantaggio nella ripresa su bel cross di Biraghi. E’ stato presente e decisivo ieri, mancava da troppo tempo davvero. Un vero peccato il suo gesto dopo il gol. Chiesa un po’ incartato e purtroppo non da oggi, l’altro figlio d’arte sembra che abbia in testa solo di fare cinque passi dopo uno stop e scaricare verso la porta, non che la prenda o gli riesca, ma oggi sembra che abbia nelle corde solo questo. Altri segni di nervosismo e con altri compagni dopo azioni non riuscite da parte sua, non sono proprio un bel vedere.Troppo poco per un ragazzo calcisticamente splendido ma che sta vivendo forse il suo peggior momento da quando veste la maglia da titolare. Due gol e due assist in 15 partite per un calciatore di quel livello sono una vera miseria purtroppo. Forse avrebbe avuto bisogno di una crescita meno traumatica calcisticamente parlando, forse anche di compagni di reparto diversi tecnicamente, ma anche di non incidere per uno o due mesi senza che nessuno ne potesse quasi tenere conto. Purtroppo per lui chi ha allestito la rosa ha pensato bene di dare quasi tutta la responsabilità della pericolosità in attacco di una squadra di Serie A, ad un 21enne al secondo anno fra i professionisti. Se c’era un modo per rallentarne la crescita il buon DS Pantaleo Corvino ci è riuscito, quasi da chirurgo (maldestro) vero. Ottima la prova di Lafont che almeno ieri è risultato decisivo, bella e decisiva davvero la sua parata su tiro a botta sicura dell’ottimo Caputo. Un minuto dopo il micidiale contropiede iniziato e concluso da Dabo con una rasoiata di mezzo esterno dopo una corsa di cinquanta metri. Gioco partita e incontro. Nessun derby e niente trionfalismi allora, è stata solo una vittoria importante per ripartire, verso che cosa ce lo diranno solo le prossime sfide contro il Milan in trasferta, Parma in casa e Genoa ancora lontano dal Franchi prima della sosta invernale.

A.F.