Risveglio amaro stamattina. Non ho voluto scrivere niente volutamente ieri sera a caldo. Ero troppo stanco, con un mal di testa terrificante, ed in compagnia di quell’aria di ineluttabilità e piattume che ammorba l’ambiente Fiorentina oramai da troppo tempo. Una monotonia spezzata soltanto da una tragedia, lo scorso anno, che ha sconquassato tutti. Facendo un paragone motoristico, ha fatto andare il motore della macchina viola fuori giri per qualche mese. Ma si sa che nessun motore può girare oltre i propri limiti per troppo tempo. E la colpa non è certo della biella che è stata presa in Inghilterra in prova. Oppure del pistone che si era rotto ed è stato riparato e preso in prestito dalla scuderia campione d’Italia. Nemmeno dell’albero motore di produzione brasiliana preso a noleggio da una scuderia romana. Figuriamoci poi se si può dare la colpa ad una guarnizione serba che viene usata come cinghia di distribuzione. Oppure di una coppa dell’olio francese di nuovissima concezione che ha bisogno di migliorie. Le colpe sono in ordine rigorosamente e progressivamente decrescente:
Di chi invece di mettere i soldi li trattiene ed avalla tutte le scelte
Di chi gestisce tutta la scuderia
Di chi quei pezzi è andato a prenderli
Di chi alla fine la assembla e la guida
Mi sembra quasi lapalissiano. E veniamo a ieri sera. Partita di una pochezza tecnica imbarazzante. Frosinone squadra da retrocessione. Fiorentina che riesce a passare in vantaggio, arretra, soffre però poi con l’ingresso di Mirallas, ieri sera l’unico col cambio di passo (Chiesa un po’ sotto tono), crea tre contropiedi sprecati in maniera ignobile. Minuto 90′ destro secco da fuori area senza alcun ostacolo dinanzi e borda. Ed è in quel momento che Cristo si è fermato a Frosinone. Improvvisamente nel settore viola veniva chiamato a gran voce. Molti con la testa all’insù e sbracciando in una danza ancestrale sembravano vederlo nitidamente. Addirittura molti gridavano anche il nome del padre, che a detta di molti era accompagnato da diverse bestie del regno animale. Dopo quattro minuti di recupero, l’arbitro fischia la fine, quarto pareggio di fila. Durante tutta la partita dei 662 tifosi viola presenti allo Stirpe, a cantare eravamo i soliti 300. Non è che mi meravigli, per me è inconcepibile ma capisco che non tutti sono ultras. Però quando la squadra è venuta sotto il settore proprio quelli che sono stati in silenzio mugugnavano o fischiavano i giocatori, mentre quando poco prima venivano infamati i PRINCIPALI COLPEVOLI di questa voluta mediocrità erano rimasti zitti come sempre.
DELLA VALLE VATTENE